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25

Fabrizio De André - Album
1967: Volume 1

  Preghiera In Gennaio
Marcia Nuziale
Spiritual
Si Chiamava Gesù
La Canzone Di Barbara
Via Del Campo
La Stagione Del Tuo Amore
Bocca Di Rosa
La Morte
Carlo Martello

Preghiera In Gennaio
(Testo e Musica: Fabrizio De André)
Lascia che sia fiorito,
Signore, il suo sentiero,
quando a te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare,
quando verrà al tuo cielo,
là dove in pieno giorno
risplendono le stelle.
Quando attraverserà
l'ultimo vecchio ponte,
ai suicidi dirà,
baciandoli alla fronte,
"venite in Paradiso,
là dove vado anch'io,
perché non c'è l'inferno
nel mondo del buon Dio".
Fate che giunga a Voi
con le sue ossa stanche,
seguìto da migliaia
di quelle facce bianche;
fate che a voi ritorni
fra i morti per oltraggio,
che al cielo ed alla terra
mostrarono il coraggio.
Signori benpensanti,
spero non vi dispiaccia
se in cielo, in mezzo ai Santi,
Dio fra le sue braccia
soffocherà il singhiozzo
di quelle labbra smorte,
che all'odio e all'ignoranza
preferirono la morte.
Dio di misericordia,
il tuo bel Paradiso
l'hai fatto soprattutto
per chi non ha sorriso,
per quelli che han vissuto
con la coscienza pura,
l'inferno esiste solo
per chi ne ha paura.
Meglio di lui nessuno
mai ti potrà indicare
gli errori di noi tutti
che puoi e vuoi salvare.
Ascolta la sua voce
che ormai canta nel vento,
Dio di misericordia,
vedrai, sarai contento;
Dio di misericordia,
vedrai, sarai contento.

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Marcia Nuziale
(Testo italiano: Fabrizio De André; Testo e Musica originali: Georges Brassens, "La Marche Nuptiale")
Matrimoni per amore, matrimoni per forza,
ne ho visti di ogni tipo, di gente d'ogni sorta,
di poveri straccioni e di grandi signori,
di pretesi notai, di falsi professori;
ma pure se vivrò fino alla fine del tempo
io sempre serberò il ricordo contento
delle povere nozze di mio padre e mia madre,
decisi a regolare il loro amore sull'altare.
Fu su un carro da buoi, se si vuole esser franchi,
tirato dagli amici e spinto dai parenti,
che andarono a sposarsi dopo un fidanzamento
durato tanti anni da chiamarsi ormai d'argento.
Cerimonia originale, strano tipo di festa,
la folla ci guardava, gli occhi fuori dalla testa;
eravamo osservati dalla gente civile
che mai aveva visto matrimoni in quello stile.
Ed ecco, soffia il vento e si porta lontano
il cappello che mio padre tormentava in una mano;
ecco, cade la pioggia da un cielo mal disposto,
deciso ad impedire le nozze ad ogni costo.
Ed io non scorderò mai la sposa in pianto,
cullava come un bimbo i suoi fiori di campo
ed io, per consolarla, io con la gola tesa
suonavo la mia armonica come un organo da chiesa.
Mostrando i pugni nudi, gli amici tutti quanti
gridarono "per Giove, le nozze vanno avanti!";
per la gente bagnata, per gli dei dispettosi,
le nozze vanno avanti, viva viva gli sposi!

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Spiritual
(Testo e Musica: Fabrizio De André)
Dio del cielo, se mi vorrai,
in mezzo agli altri uomini mi cercherai.
Dio del cielo, se mi cercherai,
nei campi di granturco mi troverai.
Dio del cielo, se mi vorrai amare,
scendi dalle stelle e vienimi a cercare;
oh Dio del cielo, se mi vorrai amare,
scendi dalle stelle e vienimi a cercare.
Le chiavi del cielo non ti voglio rubare,
ma un attimo di gioia me lo puoi regalare;
le chiavi del cielo non ti voglio rubare,
ma un attimo di gioia me lo puoi regalare.
Oh Dio del cielo, se mi vorrai amare,
scendi dalle stelle e vienimi a cercare;
oh Dio del cielo, se mi vorrai amare,
scendi dalle stelle e vienimi a cercare.
Senza di te non so più dove andare,
come una mosca cieca che non sa più volare;
senza di te non so più dove andare,
come una mosca cieca che non sa più volare.
Oh Dio del cielo, se mi vorrai amare,
scendi dalle stelle e vienimi a salvare;
oh Dio del cielo, se mi vorrai amare,
scendi dalle stelle e vienimi a salvare.
E se ci hai regalato il pianto ed il riso,
noi qui sulla terra non lo abbiamo diviso;
e se ci hai regalato il pianto ed il riso,
noi qui sulla terra non lo abbiamo diviso.
Oh Dio del cielo, se mi vorrai amare,
scendi dalle stelle e vienimi a cercare;
oh Dio del cielo, se mi vorrai amare
scendi dalle stelle e vienimi a salvare.
Oh Dio del cielo, se mi cercherai,
in mezzo agli altri uomini mi troverai;
oh Dio del cielo, se mi cercherai,
nei campi di granturco mi troverai.
Dio del cielo, io ti aspetterò,
nel cielo e sulla terra io ti cercherò;
oh Dio del cielo,
oh Dio del cielo,
oh Dio del cielo,
oh Dio del cielo,
oh Dio del cielo,
oh Dio del cielo.

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Si Chiamava Gesù
(Testo e Musica: Fabrizio De André)
Venuto da molto lontano
a convertire bestie e gente,
non si può dire non sia servito a niente
perché prese la terra per mano.
Vestito di sabbia e di bianco,
alcuni lo dissero santo,
per altri ebbe meno virtù,
si faceva chiamare Gesù.
Non intendo cantare la gloria,
nè invocare la grazia e il perdono
di chi penso non fu altri che un uomo
come Dio passato alla storia,
ma inumano è pur sempre l'amore
di chi rantola senza rancore,
perdonando con l'ultima voce
chi lo uccide fra le braccia d'una croce.
E per quelli che l'ebbero odiato
nel getzemani pianse l'addio,
come per chi l'adorò come Dio
che gli disse "sia sempre lodato",
per chi gli portò in dono alla fine
una lacrima o una treccia di spine,
accettando ad estremo saluto
la preghiera e l'insulto e lo sputo.
E morì come tutti si muore,
come tutti cambiando colore,
non si può dire che sia servito a molto
perché il male dalla terra non fu tolto,
ebbe forse un po' troppe virtù,
ebbe un volto ed un nome: Gesù.
Di Maria dicono fosse il figlio,
sulla croce sbiancò come un giglio.

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La Canzone Di Barbara
(Testo e Musica: Fabrizio De André)
Chi cerca una bocca infedele
che sappia di fragola e miele,
in lei la troverà,
Barbara,
in lei la bacerà,
Barbara.
Lei sa che ogni letto di sposa
è fatto di ortica e mimosa,
per questo ad un'altra età,
Barbara,
l'amore vero rimanderà,
Barbara.
E intanto lei gioca all'amore,
scherzando con gli occhi ed il cuore
di chi forse la odierà,
Barbara,
ma poi la perdonerà,
Barbara.
E il vento di sera la invita
a sfogliare la sua margherita,
per ogni amore che se ne va,
lei lo sa,
un altro petalo fiorirà,
per Barbara.

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Via Del Campo
(Testo e Musica: Fabrizio De André)
Via del Campo c'è una graziosa,
gli occhi grandi color di foglia,
tutta notte sta sulla soglia,
vende a tutti la stessa rosa.
Via del Campo c'è una bambina
con le labbra color rugiada,
gli occhi grigi come la strada,
nascon fiori dove cammina.
Via del Campo c'è una puttana,
gli occhi grandi color di foglia,
se di amarla ti vien la voglia,
basta prenderla per la mano;
e ti sembra di andar lontano,
lei ti guarda con un sorriso,
non credevi che il Paradiso
fosse solo lì al primo piano.
Via del Campo ci va un illuso
a pregarla di maritare,
a vederla salir le scale
fino a quando il balcone è chiuso.
Ama e ridi se amor risponde,
piangi forte se non ti sente,
dai diamanti non nasce niente,
dal letame nascono i fior;
dai diamanti non nasce niente,
dal letame nascono i fior.

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La Stagione Del Tuo Amore
(Testo e Musica: Fabrizio De André)
La stagione del tuo amore
non è più la primavera,
ma nei giorni del tuo autunno
hai la dolcezza della sera.
Se un mattino fra i capelli
troverai un po' di neve,
nel giardino del tuo amore
verrò a raccogliere il bucaneve.
Passa il tempo sopra il tempo,
ma non devi aver paura,
sembra correre come il vento,
però il tempo non ha premura.
Piangi e ridi come allora,
ridi e piangi e ridi ancora,
ogni gioia, ogni dolore
puoi riprovarli nella luce di un'ora.
Passa il tempo sopra il tempo,
ma non devi aver paura,
sembra correre come il vento,
però il tempo non ha premura.
Piangi e ridi come allora,
ridi e piangi e ridi ancora,
ogni gioia, ogni dolore
puoi riprovarli nella luce di un'ora.

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Bocca Di Rosa
(Testo e Musica: Fabrizio De André)
La chiamavano "Bocca di Rosa",
metteva l'amore, metteva l'amore,
la chiamavano "Bocca di Rosa",
metteva l'amore sopra ogni cosa.
Appena scesa alla stazione
del paesino di Sant'Ilario,
tutti si accorsero con uno sguardo
che non si trattava di un missionario.
C'è chi l'amore lo fa per noia,
chi se lo sceglie per professione,
Bocca di Rosa nè l'uno nè l'altro,
lei lo faceva per passione.
Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie.
E fu così che da un giorno all'altro
Bocca di Rosa si tirò addosso
l'ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l'osso.
Ma le comari d'un paesino
non brillano certo in iniziativa,
le contromisure fino a quel punto
si limitavano all'invettiva.
Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio.
Così una vecchia mai stata moglie,
senza mai figli, senza più voglie,
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto.
E, rivolgendosi alle cornute,
le apostrofò con parole argute:
"il furto d'amore sarà punito",
disse, "dall'ordine costituito".
E quelle andarono dal commissario
e dissero senza parafrasare:
"quella schifosa ha già troppi clienti,
più di un consorzio alimentare".
Ed arrivarono quattro gendarmi,
con i pennacchi, con i pennacchi,
ed arrivarono quattro gendarmi,
con i pennacchi e con le armi.
Il cuore tenero non è una dote
di cui sian colmi i carabinieri,
ma quella volta a prendere il treno
l'accompagnarono malvolentieri.
Alla stazione c'erano tutti,
dal commissario al sacrestano,
alla stazione c'erano tutti,
con gli occhi rossi e il cappello in mano,
a salutare chi per un poco,
senza pretese, senza pretese,
a salutare chi per un poco
portò l'amore nel paese.
C'era un cartello giallo
con una scritta nera,
diceva "Addio Bocca di Rosa,
con te se ne parte la primavera".
Ma una notizia un po' originale
non ha bisogno di alcun giornale,
come una freccia dall'arco scocca,
vola veloce di bocca in bocca.
E alla stazione successiva
molta più gente di quando partiva,
chi manda un bacio, chi getta un fiore,
chi si prenota per due ore.
Persino il parroco che non disprezza,
fra un miserere e un'estrema unzione,
il bene effimero della bellezza,
la vuole accanto in processione.
E con la Vergine in prima fila
e Bocca di Rosa poco lontano,
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano.

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La Morte
(Testo italiano: Fabrizio De André; Testo e Musica originali: Georges Brassens, "Le Verger Du Roi Louis")
La morte verrà all'improvviso,
avrà le tue labbra e i tuoi occhi,
ti coprirà d'un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco.
Nell'ozio, nel sonno, in battaglia
verrà senza darti avvisaglia,
la morte va a colpo sicuro,
non suona il corno nè il tamburo.
Madonna che in limpida fonte
ristori le membra stupende,
la morte non ti vedrà in faccia,
avrà il tuo seno e le tue braccia.
Prelati, notabili e conti
sull'uscio piangeste ben forte,
chi bene condusse sua vita
male sopporterà sua morte.
Straccioni che senza vergogna
portaste il cilicio o la gogna,
partirvene non fu fatica
perché la morte vi fu amica.
Guerriero che in punta di lancia,
dal suolo d'Oriente alla Francia,
di stragi menasti gran vanto
e fra i nemici il lutto e il pianto.
di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica,
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore;
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore.

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Carlo Martello (Ritorna Dalla Battaglia Di Poitiers)
(Testo: Fabrizio De André e Paolo Villaggio; Musica: Fabrizio De André)
Re Carlo tornava dalla guerra,
lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor;
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura del sire vincitor.
Il sangue del Principe e del Moro
arrossano il cimiero d'identico color,
ma più che del corpo le ferite,
da Carlo son sentite le bramosie d'amor.
"Se ansia di gloria, sete d'onore
spegne la guerra al vincitore,
non ti concede un momento per fare all'amore;
chi poi impone alla sposa soave
di castità la cintura, ahimè grave,
in battaglia può correre il rischio di perder la chiave".
Così si lamenta il Re cristiano,
s'inchina intorno il grano, gli son corona i fior,
lo specchio di chiara fontanella
riflette fiero in sella dei Mori il vincitor.
Quand'ecco nell'acqua si compone,
mirabile visione, il simbolo d'amor;
nel folto di lunghe trecce bionde
il seno si confonde, ignudo in pieno sol.
"Mai non fu vista cosa più bella,
mai io non colsi siffatta pulzella",
disse Re Carlo scendendo veloce di sella.
"Deh, cavaliere, non v'accostate,
già d'altri è gaudio quel che cercate,
ad altra più facile fonte la sete calmate".
Sorpreso da un dire sì deciso,
sentendosi deriso, Re Carlo s'arrestò,
ma più dell'onor potè il digiuno,
fremente, l'elmo bruno, il sire si levò.
Codesta era l'arma sua segreta,
da Carlo spesso usata in gran difficoltà;
alla donna apparve un gran nasone,
un volto da caprone, ma era Sua Maestà.
"Se voi non foste il mio sovrano",
Carlo si sfila il pesante spadone,
"non celerei il disìo di fuggirvi lontano;
ma poiché siete il mio signore",
Carlo si toglie l'intero gabbione,
"debbo concedermi spoglia ad ogni pudore".
Cavaliere egli era assai valente
ed anche in quel frangente d'onor si ricoprì
e giunto alla fin della tenzone,
incerto sull'arcione, tentò di risalir.
Veloce lo arpiona la pulzella,
repente, una parcella presenta al suo signor,
"Deh, proprio perché voi siete il Sire,
fan 'zinque' mila lire, è un prezzo di favor".
"E' mai possibile, o porco di un cane,
che le avventure in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi puttane?
Anche sul prezzo c'è poi da ridire,
ben mi ricordo che pria di partire
v'eran tariffe inferiori alle tremila lire".
Ciò detto, agì da gran cialtrone,
con balzo da leone in sella si lanciò,
frustando il cavallo come un ciuco,
fra i glicini e il sambuco il Re si dileguò.
Re Carlo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor;
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura del sire vincitor.

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