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Fabrizio De André - Tutte le canzoni

Il Bombarolo
(Testo: Fabrizio De André e Giuseppe Bentivoglio; Musica: Fabrizio De André e Nicola Piovani)
Chi va dicendo in giro
che odio il mio lavoro,
non sa con quanto amore
mi dedico al tritolo,
è quasi indipendente,
ancora poche ore,
poi gli darò la voce:
il detonatore.
Il mio Pinocchio fragile,
parente artigianale
di ordigni costruiti
su scala industriale,
di me non farà mai
un cavaliere del lavoro,
io son d'un'altra razza:
son bombarolo.
Nel scendere le scale
ci metto più attenzione,
sarebbe imperdonabile
giustiziarmi sul portone,
proprio nel giorno in cui
la decisione è mia
sulla condanna a morte
o l'amnistia.
Per strada tante facce
non hanno un bel colore,
qui chi non terrorizza
si ammala di terrore,
c'è chi aspetta la pioggia
per non piangere da solo,
io son d'un altro avviso:
son bombarolo.
Intellettuali d'oggi,
idioti di domani,
ridatemi il cervello
che basta alle mie mani,
profeti molto acrobati
della rivoluzione,
oggi farò da me
senza lezione.
Vi scoverò i nemici
per voi così distanti
e dopo averli uccisi
sarò fra i latitanti,
ma finchè li cerco io,
i latitanti sono loro,
ho scelto un'altra scuola:
son bombarolo.
Potere troppe volte
delegato ad altre mani,
sganciato e restituitoci
dai tuoi aereoplani,
io vengo a restituirti
un po' del tuo terrore,
del tuo disordine,
del tuo rumore.
Così pensava forte
un trentenne disperato,
se non del tutto giusto,
quasi niente sbagliato,
cercando il luogo idoneo,
adatto al suo tritolo,
insomma il posto degno
d'un bombarolo.
C'è chi lo vide ridere
davanti al Parlamento,
aspettando l'esplosione
che provasse il suo talento,
c'è chi lo vide piangere
un torrente di vocali,
vedendo esplodere
un chiosco di giornali.
Ma ciò che lo ferì
profondamente nell'orgoglio
fu l'immagine di lei
che si sporgeva da ogni foglio,
lontana dal ridicolo
in cui lo lasciò solo,
ma in prima pagina
col bombarolo.

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